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Intelligenza artificiale nella pianificazione urbanistica: alcuni pensieri a riguardo

Traendo ispirazione da alcuni articoli apparsi sul web e dal costante interesse nei confronti di chatGPT e intelligenze artificiali, vorrei esprimere alcuni pensieri in merito all’applicazione presente e futura della intelligenza artificiale (A.I.) nel campo della pianificazione urbanistica.

Bisogna dire che allo stato attuale, ciò che viene definito Intelligenza Artificiale (AI), ma che si accomuna a ChatPT  non è ancora una intelligenza vera e propria ma uno strumento di risposta sintetica a “query umane”. Pertanto la sua applicazione nel campo della pianificazione ed urbanistica non è, a mio avviso, nè più nè meno che un sostituto di un sistema informativo territoriale di più facile accesso e comprensione.
Infatti, al momento, potrebbe avere gli stessi limiti di un sistema informativo se non si sviluppa quell’intelligenza in grado di metabolizzare anche gli input esterni di risposta, di ritorno, e di esigenza dell’utente finale/ cittadino.

Di fatto la pianificazione urbanistica non è certamente una scienza esatta e soprattuto non è pensabile in forma statica (inconcepibili ormai le previsioni tipiche della urbanistica tradizionale); cerca di prevedere lo sviluppo di un territorio sulla base del trend, ma i trend ultimamente sono sempre più imprevedibili , grazie ai macro eventi (pandemici e non). Quindi c’è necessità di sistemi realmente “intelligenti”, di costante lettura dei flussi e dei dati, e questo forse si avrà col tempo, ma proprio qui secondo me sta il vero impulso che può dare l’AI: essere capace di modificare un trend sulla base dell’analisi costante dei dati costantemente aggiornati. Sarebbe da immaginarsi un sistema integrato di AI basato su una comunicazione bidirezionale che, unito alla capacità mnemonica , di archiviazione e di elaborazione, tipica di una vera intelligenza, permetterà di creare le etiche e le questioni sociali (sempre più dinamiche), in quanto esse possono essere diverse in base al territorio, alla cultura locale e alle risorse fisiche e culturali del posto. Anche le politiche tradizionali (quelle a trazione umana, per intenderci) spesso dimostrano di un non intendere (o malintendere o non voler intendere) le questioni etiche e sociali (complesse) di un territorio e degli abitanti come tali e non come solamente fruitori / utilizzatori.

Ricordo che nel lontano 1997 sviluppai una tesi sull’implementazione di un GIS sulla urbanistica locale, per trasformarla da comunicativa a partecipativa. Un tema molto innovativo per l’epoca in cui pochi sapevano dell’esistenza di internet. Poi nella realtà l’uomo ha pensato di applicare poco questi sistemi e relegare l’urbanistica a pochi “conoscitori” mantenendola distante dalla forma partecipativa di stampo teorico.
Questo potrebbe avvenire anche con l’IA o ChatGPT senza una reale volontà umana di concreta implementazione di questi sistemi di elaborazione complessa.

Certamente l’IA potrebbe essere usata intanto per l’applicazione delle regole (decisioni) di matrice umana; fase di applicazione in cui forse l’uomo può subire piu influenze e pressioni, mentre la macchina potrebbe garantire una maggiore equità comportamentale.
Non sono un fautore della IA a tutti i costi, ma credo che un processo di strutturazione IA/uomo/IA (analisi -sintesi – applicazione) potrebbe garantire ottimi risultati nel futuro immediato.
Certo se continuiamo a definire l’intelligenza artificiale come una intelligenza mi aspetto che nel tempo possa di fatto, se non sostituire, per lo meno contendere il ruolo decisionale con l’uomo altrimenti stiamo parlando di una programmazione digitale più che di una intelligenza tout-court.
E’ prematuro capire i risvolti di queste applicazione ma sulla base della definizione data di “intelligenza” mi sembra riduttivo pensare che questa possa dare solo delle risposte e non possa essere in grado in futuro di formulare domande. Le etiche nel frattempo, probabilmente, si saranno evolute e avranno metabolizzato anche l’implementazione di queste nuove intelligenze, in un mondo che quasi certamente sarà sempre più “mutante”.

A questo proposito svelo una mia passione personale e ricordo che Nathan Never (fumetto degli anni 90) racconta una realtà che non è tanto lontana dalla nostra in cui androidi, intelligenze artificiali e uomini convivono e si mischiano in un mondo che è postumo a delle terribili catastrofi scoppiate nel “lontano” 2024 (oggi). La terra risulta ormai invivivile dominata dalla hyper tecnologia, dall’inquinamento e dai mass media e gli abitanti della terra vivono in stazioni orbitanti. Sarebbe una interessante lettura da riprendere, insieme forse a quelle “teorie urbanistiche di Isaac Asimov” .

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