Bureau69 Architects | Max Strano Architetto Catania

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CATANIA ED IL PUG IN PANCIA

PENSIERI DI UN CITTADINO, ARCHITETTO, NON URBANISTA SUL PRESENTE DI CATANIA E SUL P.U.G.

Da qualche settimana sono stato invitato a far parte, con estremo piacere ed altrettanto interesse, di un gruppo di professionisti che esprimono nobili pareri sul futuro della nostra città. Molto spesso li leggo, non tutti, ma provo a seguire gli eventi per capire il più possibile. Certo, ognuno dice la propria come è giusto che sia, ma per quanto mi riguarda preferisco leggere più che dire la mia, perchè non credo di essere un urbanista, e credo che essere architetto non vuol dire essere urbanista, almeno dal mio punto di vista.

Come architetto si può analizzare la città capirne le dinamiche, avere un occhio “tecnico”, ma si lavora ad altezze differenti. E’ come dire ad un elicotterista di guidare un Boing.

Faccio il simpatico : e’ come dire ad un ingegnere di fare progettazione architettonica… Alcuni ci riescono, alcuni, pochi. Altri giocano la partita con le scarpe di altri, quindi spesso non centrano la porta.

Verò è anche che tanti architetti non centrano pur giocando con le proprie scarpe, ma meglio un errore con le proprie scarpe e nel proprio ruolo che un errore nel ruolo di un altro e con le scarpe di altri.

Ma veniamo alla questione. Il gruppo di professionisti discute di Catania, il futuro urbanistico e, naturalmente, il piano urbanistico in gestazione. La città che da quasi 60 anni è in stato di gravidanza ma non vuole partorire. E’ evidente che sta bene e la pancia non pesa, anzi si trova sexy e si fa i selfie per gli amanti del genere.

Insomma, non credo di essere un luminare dell’urbanista e quindi non mi sento di esprimere opinioni inconfutabili sull’assetto che potrebbe o dovrebbe avere Catania, in futuro. Ho però, come ho spesso espresso in modo critico ma costruttivo, molti dubbi sulla definizione di “città” che diamo a questo insieme di cose immobili/mobili, e persone.


Lo definirei un insieme di elementi che non sono messi nell’ordine giusto e che, quindi, creano caos, ormai insostenibile,anzi umanamente insostenibile. Il caos lo governerei con delle norme chiare di tipo sociale per poi sovrappore un sistema di governo urbanistico. Ma è una opinione più da architetto che non da urbanista.
Però, essendo senza ombra di dubbio cittadino, da cittadino mi sento di dire una cosa che vivo ogni giorno: Catania ha avuto una grande sorte negli ultimi anni (circa 12 anche se ce ne siamo accorti da meno della metà). Il mondo dei viaggiatori di massa si è accorta che c’era un aeroporto più o meno organizzato al centro del mediterraneo con vicino un vulcano abbastanza rinomato (non tanto come pensiamo, ma conosciuto molto di piu dell’aggrovigliato sistema chiamato Catania). A quel punto sono arrivati turisti da tutte le parti, versando denaro agli operatori , che sono aumentati sempre più, investendo tra l’altro (alcuni bene altri malissimo), e noi l’unica cosa che abbiamo fatto è stato vantarci di Catania come meta numero uno in Italia, poi in Europa, poi nel mondo, tra poco nella galassia. Presto ci diremo anche nel sistema solare.

Ma siamo rimasti fermi. Tutto ciò lo dicevamo e lo diciamo dal divano.

Mentre gli operatori del settore si sbracciano per fare di meglio (alcuni, tanti di peggio, pensando che I sostantivi “turista” e “pollo” abbiano lo stesso significato) gli enti preposti (supposti preposti) hanno fatto poco lasciando I “polli” scorazzare in città e soprattutto offrendo un safari spontaneo per raggiungere le mete che, nell’immaginario collettivo, dovrebbero fare da attrazione per I turisti stessi: spiagge e musei. Nessuna delle due cose è stata incrementata, regolarizzata, sviluppata, migliorata l’offerta, la fruizione, etc. Niente..

Ma non poco, proprio niente. Siamo fermi a 10 anni fa…

Vedo soggetti, che dovremmo definire Santi, che iniziano la transumanza dal centro storico (chiamato storico solo per norma e non per affetto o per memoria) , quello che “sarebbe potuto essere la Barcellona di Sicilia” verso quello che “sarebbe potuta essere la Miami del mediterraneo”. Vendiamo illusioni, a noi stessi, sempre stando comodi sul divano, perchè da li si vede tutto meglio e sopratutto non si vede la munnizza che ormai rappresenta le fondamenta (culturali e fisiche) di un agglomerato di case, motori e bipedi.
Quindi, da cittadino, medio architetto e pessimo urbanista, mi sento di dire che prima di qualsiasi piano “strategico” che potrebbe impiegare anni , lustri o decenni per essere pensato, modificato, accettato politicamente, approvato e messo in atto, potremmo trasformarci in ottimi surfisti e cavalcare l’onda con una semplice tavola di legno. Dare al turista ciò che si aspetta affinchè si crei un sistema a supporto dei tanti operatori che si sbracciano scendendo dal divano ogni mattina e sopratutto evitino che quei turisti, alias Santi, si accorgano che ci sono altri aeroporti, altri vulcani, altri mari e soprattutto che costano meno.

La “bomba turistica” ha fatto pensare al catanese che scambia turisti per polli, di aumentare sempre di più I prezzi di una offerta che però non migliora, e quindi, a mio avviso si è già superato il punto massimo della curva di convenienza, passando ormai per una destinazione “overpriced”. Se però si costruisce un sistema intorno fatto di servizi, percorsi (in superficie e sotterranei), attrazioni (anche architettoniche e artistiche), sistemi di parchi, trasporto dedicato (terrestre senza auto inquinanti e marino), aree pedonali riducendo la circolazione di bisonti al volante, sistemi di controllo (alias sicurezza) etc…allora renderemo questo aggroviglio spontaneo (di nomi, cose e città) più accogliente e quel prezzo maggiorato verrebbe ammortizzato dalla felicità di chi ci viene a trovare.

Sono certo che, di conseguenza, aumenterà il grado culturale del cittadino medio perchè, come ci ripetiamo spesso tra architetti, il design è educativo.

La “vocazione” di questa città ci è piovuta dal cielo e dalla terra, ma gli uomini ancora una volta potrebbero distruggerla e preferire raccontarsi che “catania potrebbe essere”……. Medellin?

Purtroppo la stupidità non ha limiti e pensare che I nostri amici Santi continueranno a pagare sempre più per non avere molto di più, mi dispiace dirlo, non funziona e l’amministrazione deve fare la propria parte.

Il suggerimento è partire dai piccoli interventi a scala urbana, prima di pensare a cosa può essere l’area metropolitana tra 10 o 20 anni, perchè non siamo in grado di pensare a cosa era catania 10 anni fa quando I santi sono arrivati ed abbiamo perso 10 anni senza salire sul treno. Pensiamo ai piccoli interventi con piccoli capitali, piccoli progetti per professionisti locali (con il sogno che si possa dare spazio a tutti o a concorsi), creiamo un benessere a livello strada e, solo dopo, ci alziamo col drone per vedere a scala piu macro. Perchè da sopra ( e dal divano) I disagi del cittadino o turista non si vedono e diamo per scontato che Catania sia una città da PUG.

Catania è una città da fondare nei suoi elementi di base (spazi, tempi, relazioni umane e relazione spazio/tempo, comunicazione, processi logici e di sintesi). Passando da caos a sistema, allora si potrà pensare alle strategie, di cui una, quella turistica, è già in corso per virtù dello spirito santo. Ricordo ancora un evento WTM a Londra nel 2018, in cui mentre i paesi emergenti avevano stand e spazi da mille ed una notte, in mostra di se stessi, la sicilia aveva una scrivania, la Provincia di Ragusa uno standino decente, e Catania nulla. Non lasciamo decantare questo “spirito santo” perchè il mondo lì fuori va ad un’altra velocità rispetto a quella magmatica della nostra amata (?) terra. Buon lavoro

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