Alcuni giorni fa, da una conversazione con un collega architetto, è emerso il problema poco trattato del surriscaldamento degli edifici in generale e di come ciò sia un problema che colpisce anche le case passive costruite in regioni con un clima caldo (come la Sicilia o le aree mediterranee). Questo è un tema che, a causa della mancanza di adeguata chiarificazione, potrebbe supportare la tesi diffusa che le case passive sono nate e funzionano meglio in climi freddi e non sono adatte a climi caldi e/o mediterranei.
Nulla è più sbagliato. Come sempre, dobbiamo partire da un buon design, che non riguarda sempre solo la scelta del giusto componente edilizio o il corretto isolamento termico, ma riguarda il giusto rapporto tra l’involucro e l’ambiente esterno: lo studio del contributo solare, della posizione e dell’orientamento, sono essenziali.
Lo standard Passivhaus definisce sovra-riscaldato un ambiente che raggiunge una temperatura superiore ai 25 gradi Celsius. Ai fini della certificazione, questo surriscaldamento è consentito per non più del 10% delle ore annuali (876 ore), ma si raccomanda di non superare mai il 5% (circa 438 ore). Crediamo che si debba raggiungere il 0% di surriscaldamento per ottenere un vero comfort interno, specialmente durante l’estate.
Come abbiamo detto fin dalla fase di progettazione, è necessario pensare al surriscaldamento, adottando precauzioni tenendo conto di:
- Corretta orientazione dell’edificio
- Non eccedere nell’inserimento delle finestre e scegliere il giusto vetro
- Fornire un sistema di oscuramento/parasole sulle finestre per ridurre gli apporti solari in estate
Inoltre, alcuni aspetti, spesso sottovalutati, contribuiscono ad aumentare la temperatura interna:
- sovrappopolamento all’interno dell’edificio
- elevato utilizzo di apparecchi e luci a bassa efficienza
- poca o nessuna ventilazione naturale fornita (è un luogo comune pensare che aprire le finestre non sia consentito nelle case passive)
- Va detto che il sistema Passivhaus prevede l’uso di un sistema attivo per il raffreddamento, così come per il riscaldamento, considerando il limite di consumo energetico di 15kwh/mq.
Per costruire una casa passiva efficiente, è necessario un approccio olistico e, soprattutto, la convinzione che, per richiedere meno energia, dopo, bisogna innanzitutto mirare a consumare poca energia usando semplici espedienti. Ad esempio, l’idea di avere molti elettrodomestici in casa non ha successo perché producono calore e questo calore viene assorbito dall’ambiente.
Se l’idea del progetto è realizzare una casa con grandi finestre rivolte a sud o, peggio, ad ovest perché siamo innamorati del paesaggio circostante, dobbiamo considerarlo nella fase di progettazione e prendere le necessarie precauzioni per evitare di avere troppo apporto solare che non possiamo compensare.
Come spesso accade, dobbiamo imparare dalla tradizione. Ad esempio, in Sicilia, sempre colpita da climi molto caldi in estate, era consuetudine utilizzare sistemi di ombreggiatura che riducevano l’apporto solare e l’incidenza dei raggi solari all’interno della casa. Sono sistemi di tendaggi (ancora in uso e visibili soprattutto nei centri storici a supporto degli edifici d’epoca) composti da doghe di legno distanziate che permettono la ventilazione ma attenuano i raggi solari (chiamati Cassine). Un sistema basato sul principio che i raggi del sole devono essere bloccati prima di entrare nella casa e passare attraverso il vetro della finestra. Questo sistema, insieme alla grande massa delle pareti (non meno di 60 cm di tufo) e al posizionamento delle finestre ai punti opposti della casa (spesso con un orientamento nord-sud), rendeva possibile ottenere un ritardo adatto per avere una temperatura interna confortevole.
I principi oggi non sono cambiati, piuttosto è cambiato l’approccio alla progettazione che spesso, per ottenere il massimo uso del terreno edificabile, non parte dallo studio appropriato dell’ambiente in cui l’edificio deve sorgere, dalla giusta orientazione e dalla giusta posizione delle aperture ai fini del comfort interno e non solo per il risultato formale ed estetico.
Avere un approccio sostenibile non significa utilizzare materiali a impatto zero (esistono?) o utilizzare malte e elementi tradizionali. La sostenibilità parte dalla responsabilità di realizzare un edificio (come involucro) il più a basso impatto possibile e garantendo il massimo comfort interno.
Noi di Bureau69 ci dedichiamo molto all’architettura che non è patinata e orientata verso la sostenibilità del progetto per la costruzione e la manutenzione di un edificio.
Se sei interessato a una casa o a un edificio che soddisfa i requisiti di responsabilità e sostenibilità,contattaci.